Una carriera per gli altri costruita su sé stesso. De Rose: “Al mio Cesena dico di non smettere mai di sognare”

La gavetta, l'idea di smettere e gli affetti. Le promozioni con Cosenza, Reggina e Palermo. Il capitano dei romagnoli si racconta

Cesena De Rose
31 Dicembre 2023

Alvise Gualtieri - Autore

Il calcio è emozioni”. Nessuno spot. Nemmeno un tentativo di persuasione. È l’effetto di un percorso cercato, costruito e vissuto nella costante ricerca di sé stessi. Questo è Francesco De Rose. L’essenza di quello che regala vivere nella persistente ambizione di poter arrivare. La forza dell’affrontare la dura realtà che contrasta la potenza dei sogni. L’unica e imprescindibile risorsa. “Se vuoi farcela deve entrarti dentro qualcosa. Solo così non mollerai mai”. Crederci sempre, chiedersi ogni giorno di più. Oltrepassare gli ostacoli cogliendo tutto quello che percepisci come forgiante: “Può essere la squadra in sé, un compagno in particolare, l’andare in campo. Devi trovare te stesso in quello che fai. Così arriverai in fondo”. Sensibilità che si sviluppano nell’arco di una carriera. Che il capitano del Cesena definisce come vita.

Cesena De Rose
Credit: Luigi Rega

Perché quel pallone è il filo conduttore di una crescita umana e di un’irrefrenabile acquisizione di autostima. Il calcio è il massacrante, ma altrettanto costruttivo peso del passato che dona vigore al presente. E che guarda al futuro senza disegnarlo. Perché “Il mio motto è sempre stato di non fare mai progetti a lungo termine. Ciò che conta è l’oggi. Al massimo domani se c’è una partita (ride n.d.r.)”. Questo è essere Francesco De Rose: il carico di una fascia di capitano conquistata con la devozione alla fatica e la perpetrante voglia di continuare a credere in qualcosa. “Tutto va conquistato con il sacrificio. E oggi sono qui per trasmetterlo a tutti”. Francesco De Rose: “Prendere sempre le scale, mai l’ascensore”.

Credits: Luigi Rega

De Rose: “Il mio ruolo è far capire ai compagni che nessuno regala nulla”

Credere. A volte è questione di fede, altre di fiducia. Alcuni ne hanno reale consapevolezza, altri ci sperano. Un pensiero distorto, un avvenimento inaspettato, una delusione improvvisa. E dal nulla si perdono i punti di riferimento. “Sai nel calcio è un attimo bruciarsi. Tra contratti, prestazioni e dinamiche di vario genere non sei mai tranquillo”. La voce di Francesco De Rose, capitano del Cesena, è quella di chi ha contezza di quello che afferma. Sono le parole di chi conosce la fugacità delle occasioni. “Io cerco di dare sempre l’esempio in squadra. Voglio far capire a tutti i miei compagni che nessuno regala nulla. L’importanza dei dettagli è fondamentale”. Nessuna minuzia tecnica o accorgimento tattico. “Quella attuale è una stagione nella quale stiamo, senza dubbio, facendo bene. Ma siamo solo alla fine del girone di andata”.

Cesena Orogel Stadium

“Sono state fatte grandi cose sin qui, ma siamo solo a metà. Ci fa piacere il contesto nel quale ci troviamo, ma nulla deve farci pensare di essere arrivati”. Risultati e soddisfazioni. È da questo che De Rose vuole (ri)partire. Dall’aspetto gratificante del suo mestiere. “Sin dal primo giorno di ritiro abbiamo iniziato a lavorare al massimo. Con dei sacrifici enormi. Ma solo e soltanto per migliorare. Giorno dopo giorno, partita dopo partita”. Una forza, quella del Cesena che riflette valori umani e professionali che per De Rose sono l’essenza dell’essere professionista. Frutto dell’esperienza. “È adesso che dobbiamo accelerare e tenere duro. Perché il girone di ritorno sarà di fuoco. Ma questo gruppo, con la sua dedizione e lo spirito di sacrificio che mostra quotidianamente può ottenere grandi traguardi. Cesena merita di combattere per altri palcoscenici. Quel Dino Manuzzi lo voglio pieno fino a non far entrare più nessuno”.

Casertana De Rose

L’importanza degli errori e delle difficoltà

Elementi tutt’altro che banali. Per il mediano classe 1987 sono faro di un peregrinaggio che guarda al suo passato con gli occhi di chi crede in qualcosa. L’ossigeno di una carriera spesa a respingere le proprie angosce e delusioni poi a recuperare il pallone della realizzazione. “Ho giocato per tanti anni nelle serie minori. In particolare parlo degli anni del San Fili. Quado ragionavo su quello che stavo vivendo a livello calcistico l’unico pensiero che mi veniva in mente era quello di smettere”. Nell’austero e roccioso capitano bianconero c’è anche questa tentazione di smettere di credere. “In quelle categorie non giochi mai per soldi. Scendi in campo e ti alleni per i tuoi compagni e per te stesso”. Il respiro che spingerà l’ex Reggina verso altri lidi. “Nella mia carriera mi sono tolto soddisfazioni partendo dal niente. Oggi, forse, i miei sogni sono arrivati, ma le difficoltà mi hanno reso quello che sono.

Vivere nella permanente sensazione di non riuscire. Convincersi che sia sempre troppo tardi. Non essere all’altezza delle proprie aspettative. Il cruccio di chi ha delle ambizioni. “Qualsiasi lavoro si faccia. Che sia il dipendente in un’azienda o il calciatore come me ci sono dei momenti in cui le interferenze colpiscono. All’epoca potevano essere le rinunce. Gli amici che si divertivano e io che non potevo star con loro. Altri interessi extra-campo quando sei ragazzo possono coinvolgerti. E soprattutto la mancanza di coerenza”. Perché un obiettivo è il risultato di un progetto. Di una serie di meccanismi che vanno pianificati. “Avevo moltissimi sogni, ma volevo raggiungerli senza sacrificio. Non prendevo le scale, mi piaceva l’ascensore”.

Cesena De Rose

Risiede tutto nel sacrificio: il calcio secondo De Rose

Forza d’animo, crescita personale, ma anche guide. Credere è anche trovare punti di riferimento. La forza dei legami che si palesa nei momenti più bui. L’attenzione di chi percepisce la necessità con il solo affetto. Quella stessa energia che risiede nella memoria e nel cuore di chi ne percepisce l’importanza “All’epoca c’era mio padre, che oggi è scomparso. Lui mi ha rimesso sulla strada giusta. Seguendo i suoi consigli ho capito e appreso. E oggi sono qui”. Tutto ha una sua origine. Tutto si plasma con le proprie mani. “Quando un mister o un direttore ti da la possibilità di giocarti le carte bisogna sempre onorare questa possibilità”.

A De Rose succede con l’ingaggio del Cosenza. La squadra della sua città. “Era un gruppo fantastico. Soprattutto perché eravamo quasi tutti ragazzi del posto. C’era quasi un legame di sangue fra me e miei compagni”. Una forza, quella dei rapporti con gli altri che culmina nella vittoria di due campionati. Lega Pro Prima Divisione e l’anno seguente Lega Pro Seconda Divisione. “Vincere due campionati così è indimenticabile. Sono esperienze che ti porti dietro. A maggior ragione nei momenti difficili”. Gratificazione: l’essenza del continuare. Quel “credere” che si alimenta e che oggi è fondamento di un uomo prima che di un calciatore. “Poi è arrivata la ricompensa più bella. Più gratificante e intensa: il Palermo”. Perché Francesco De Rose è vivere di esperienze.

Francesconi
Credit Cesena

Capitan De Rose: “Ragazzi, sognate!”

Una carriera all’insegna della gavetta come corazza. “Oggi è un attimo arrivare nel grande palcoscenico del calcio e poi cadere nel dimenticatoio. Quando io vedevo i miei coetanei giocare nei campionati importanti – anche se solo a livello provinciale o regionale – io li invidiavo. Lo ammetto. Ma pazienza. Mi ripetevo di rimanere coi piedi per terra”. Insegnamenti dettati dalla contingenza, dall’attesa e dalla irrefrenabile spinta dei sogni. “Lo ripeto sempre ai vari Pieraccini, Francesconi, Shpendi o Berti: ragazzi sognate!”. Non un maestro di vita. Solo consapevolezza e ammirabile sentimento di altruismo. Se vogliono arrivare a giocare nell’Inter – perché ci riusciranno – devono sognare. Non avere paura del sacrificio e sognare”. Capitani si nasce: la dimostrazione. “Vivo il mio ruolo in maniera serena. Essere capitano mi inorgoglisce, ma non cambia la mia posizione. Io le mie responsabilità me le sono sempre prese. Quella fascia la indosso perché riconosco dei valori: il rispetto della piazza, della gente e dei miei compagni”.

Cesena Pieraccini

L’umiltà di chi conosce il sapore del sudore, di chi sbatte la faccia contro la realtà, di chi non smette mai di credere. “Fare bene porta benefici, certo, ma non devi adagiarti su questo. Loro sono giovani e possono ambire a quello che vogliono. E adesso il mezzo per raggiungere quei traguardi è il Cesena. Io cerco di insegnargli questo. I nostri giovani sono ragazzi che hanno qualità. L’abbiamo notato subito l’anno scorso quando hanno iniziato ad allenarsi con noi. I risultati si vedono. Chi ha fame di obiettivi arriverà. Io gli auguro di giocare in Nazionale perché un giovane calciatore a quello deve ambire”. Uomo, capitano, padre. Qualificare De Rose non è semplice, meglio presentarlo per quello che è: un riferimento. L’emblema di un Cesena che è sinonimo di famiglia. “Io, a questi ragazzi posso dare solo un contributo alla loro carriera. Poi sta a loro”. Un professionista che fa del suo sapere un dono agli altri.

Toscano
Credit Cesena Calcio

Riconoscenza, stima e vittorie: “Grazie mister Toscano”

Un viaggio, quello dell’ex Palermo, che si sviluppa in più direzioni. Che parte dalla sua Cosenza, si sposta nella bolgia dello stadio Granillo di Reggio Calabria, si ferma a Caserta poi arriva ai piedi delle Dolomiti con la maglia del SudTirol fino all’imponenza del Barocco di Lecce e all’incantevole mare della Sicilia. Oggi culmina in una Romagna dove vivere di sogni è una legge non scritta, ma essenziale. La benzina per affrontare l’itinerario del pallone firmato De Rose sono gli incontri. Quelli che ritornano. A volte cercati altri casuali perché il destino travolge. Succede con l’attuale allenatore bianconero Domenico Toscano. “Lui per noi è un punto di riferimento. Sa trasmettere valori importanti per arrivare a vincere”. Un sentimento di vittoria, quello di Toscano, ben noto al mediamo calabrese. Insieme i due trionfano in due campionati a Cosenza e uno a Reggio Calabria salendo in Serie B.

De Rose Palermo
Francesco De Rose

“Nel suo piccolo è uno che ha vinto diversi campionati. Sa come si fa. Sa cosa gli può dare la squadra. Alle volte lo spiega con maniere forti fino ad arrivare allo scontro con noi, ma lo fa solo per il nostro bene. Tutti ne siamo consapevoli. Lui è lì per noi. E di questo non possiamo che esserne grati”. I segreti della Cesena nascosta. Vivere di calcio non è solo qualità tecniche, classifica e allenamenti. “Per me giocare ancora per Toscano è motivo di orgoglio. Lo conosco da quando ero un ragazzino nel Cosenza. Mi ha aiutato nel mio percorso. Ci siamo trovati, poi divisi, poi ritrovati e allontanati ancora. È una persona che ammiro moltissimo. Per lui cerco di dare sempre il 110 per cento perché nutro un sentimento di riconoscenza enorme. Un grazie a chi rende possibile il De Rose professionista. La valorizzazione dell’altro. “Quando una persona mi stima io cerco di ricambiare. L’unico mezzo che ho a disposizione è lavorare sempre al meglio. Desidero che lui capisca, ogni giorno, che di me può sempre fidarsi”.

De Rose Palermo

Una passione che diventa amore: la follia di “Ciccio”

Legami: il calcio di De Rose. La massima rappresentazione di una passione che diventa amore. Un luogo, il campo, che dona sicurezza; che spinge a compiere gesti, mai inconsulti, ma fuori dagli schemi. Perché essere “Ciccio” De Rose è anche non prendersi del tutto sul serio. È non omologarsi. “Volevo sorprenderla. Stavo parlando con un mio compagno e dal nulla mi è nata l’idea. Ho telefonato al giornalista che, di solito, faceva le telecronache del Matera e gli ho chiesto se al termine della partita avessi potuto far entrare la mia compagna in campo perché dovevo farle la proposta”. La follia dei sentimenti.

Matera De Rose

“Mi è stato dato l’ok e alla fine della gara sono andati a prenderla sugli spalti. Come è arrivata in campo le ho chiesto di sposarmi davanti a tutto lo stadio e alle telecamere mettendomi in ginocchio”. Un gesto che spiazza; in primis il futuro marito. “Per me che non sono mai stato uno espansivo è stata dura. Ma era la dimostrazione di quello che provavo per lei. Quanto a lei…beh…è rimasta sbalordita. Mi ha rimproverato di non averla avvista perché si sarebbe vestita meglio (ride n.d.r.)”. Questo è essere Francesco “Ciccio” De Rose: l’eterna forza d’animo forgiata dall’esperienza. Ognuno deve avere dei sogni”. Non smettere mai di credere e ringraziare anche gli ostacoli. Francesco De Rose: una carriera per gli altri costruita su sé stesso.