La Virtù(s) della serenità, Juanito Gomez: “A Verona ho scoperto il divertimento”

La riconoscenza per l’Italia e gli incontri nella città veneta. L'entusiasmo del ruolo e il futuro per i giovani. L’intervista al capitano rossoblù

Virtus Verona Juanito Gomez
7 Febbraio 2024

Alvise Gualtieri - Autore

Divertirsi e non considerare i giudizi”. Semplicità e sincerità. L’esperienza manifesta. L’idea di continuare per restituire ciò che la vita presta. “Io sono arrivato in Italia con la speranza di fare il calciatore, non con l’obiettivo”. L’essenza di amare ciò che fai è essere Juanito Gomez. Ieri dentro a un sogno, oggi davanti alla realtà. “Nella mia Virtus Verona ci sono dei ragazzi che, quasi sicuramente, non mi hanno nemmeno mai visto giocare in Serie A. Questo mi stimola a fare sempre meglio. In campo e fuori. Sai, vedono uno come me, non più giovanissimo che si spende per la squadra e magari pensano ‘Ah però guarda questo alla sua età come corre’”. L’insegnamento di un percorso di vita prima che professionale. “Io conosco le situazioni. So quali difficoltà potrebbe incontrare un ragazzo. Le ho viste tutte. La tribuna, la panchina, l’ingresso in campo a due minuti dalla fine…”.

juanito gomez virtus verona
Credit: Virtus Verona

La consapevolezza di chi conosce e riconosce gli ostacoli. Ma non li evita; li affronta. Si gira e li saluta con un sorriso rispettoso. “Io cerco sempre di far capire ai ragazzi della mia Virtus che il calcio non va sofferto. I momenti negativi ci saranno sempre. Non devono aver paura di affrontarli. Fa parte del percorso”. Un viaggio con molte tappe. “Se un ragazzo crede in sé stesso può farcela. Sempre”. Una carriera – quella dell’attaccante rossoblù – come faro nel buio dei dubbi della gioventù che lo circonda. “Il mio compito è stare vicino a tutti. Racconto la mia storia, le mie vicende e cerco di spiegare come reagire alle possibili insidie”. Così, con la spontaneità e la trasparenza di chi si lascia travolgere dal vortice dell’entusiasmo Juanito interpreta il suo ruolo di capitano della Virtus Verona: amico prima che leader.

Juanito Gomez Virtus Verona
Credit: Virtus Verona

Verona, casa e maestra. Juanito Gomez: “Grazie”

“Sono come un bambino. Vado al campo per divertirmi. È l’essenza del calcio”. La forza di concepire un lavoro come regalo del destino. Un dono da onorare e condividere. 38 anni solo sulla carta d’identità; il presente come progetto, il futuro come certezza. “Sono grande è vero, ma se ho continuato è perché alla Virtus ho trovato la serenità. Tutto quello che racconto ai ragazzi vale anche per me. Siamo un gruppo bellissimo. Ci sono sempre momenti di sofferenza, ma fin quando senti che dentro di te c’è quel qualcosa che ti fa divertire vai avanti”. Amicizie, legami e insegnamenti. La Verona di Juanito. Il Juanito di Verona. Questo è quello che mi ha insegnato Luca Toni”. Massimizzare le piccole cose. “Ho anche segnato molti gol. Per un attaccante è molto importante. Come squadra stiamo facendo qualcosa di straordinario.

Non il desiderio di impartire lezioni. Solo la necessità di lasciare qualcosa. Un campo come dimostrazione visibile, tanti cuori come effige di successo. “Ho giocato all’Hellas per sette anni. Un periodo bellissimo dove abbiamo vinto la Serie B, siamo saliti in Serie A e ci siamo rimasti. Posso, con grande piacere, dire che la maggior parte della mia carriera l’ho passata a Verona. Ho trovato amici splendidi e persone fantastiche con cui ho legato tantissimo. Verona è casa mia”. La tranquillità e la serenità ritrovate. Il ritmo dolce e armonioso delle onde del Lago di Garda a scandire la quotidiana presa di coscienza di essere nel posto giusto. L’importanza di contornarsi delle persone che ami e il piacere di donare sé stessi agli altri. “Qui a Verona ho avuto due figli. Vanno a scuola qui e con la mia compagna abbiamo deciso di rimanere a vivere a Peschiera”.

Virtus Verona Juanito Gomez credit
Credit: foto Nicola Guerra/Virtus Verona

Addii e nuovi inizi

La riconoscenza di Juanito verso la città veneta mette radici lontano. “Se fossi rimasto in Argentina, forse, non sarei mai diventato un calciatore professionista. Ho giocato per tanti anni nell’Arsenal De Sarandi, ma sempre a livello giovanile. Non ho mai esordito con la prima squadra. Nel mio Paese non esistono la Serie D o Lega Pro dove per un giovane è più semplice arrivare”. Andarsene per concretizzare quel disegno che non è solo fantasia. “Per questo dico che sono arrivato qui con la speranza e non con l’obiettivo di diventare calciatore. In Italia ho potuto giocare subito la Serie D e solo quando mi ha chiamato la Triestina ho iniziato a pensare che avrei potuto farcela”. La voce di chi conosce l’amarezza degli addii e le incognite dei nuovi inizi. “Se col calcio non fosse finita bene. Non fossi riuscito a trasformarlo nel mio lavoro sarei, senza dubbio, tornato in Argentina. Avrei continuato a studiare Economia. Un do ut des con il destino sinonimo di umiltà. “Per me tronare in Serie C non è stato un sacrificio. Anzi è stato molto semplice oltre che giusto. Ho giocato in tutte le categorie con l’umiltà che richiedono e tutt’ora ho una gran voglia di viverle”. Rispettare sé stessi.

Fresco
FOTOEXPRESS VERONA CAMPIONATO SERIE C GIRONE A MANTOVA VS VIRTUS FRESCO

Riconoscenza, stupore e ammirazione: “Nostro padre Gigi Fresco”

Cadere e rialzarsi. “Conoscevo la società Virtus Verona. Mi ha dato la possibilità di allenarmi quando non trovavo squadra. L’unica a credere in un giocatore della mia età”. Fiducia, serenità e prospettiva. “Qui non c’è la concezione del dover vincere a tutti i costi. Questo rasserena tutto l’ambiente. È facile mettersi a proprio agio”. Sensazioni e conciliazione. La forza delle relazioni come Verona tramanda. “Non ringrazierò mai abbastanza Gigi Fresco per quanto ha fatto per me. È stato l’unico a darmi la possibilità di giocare, ancora una volta, tra i professionisti alla mia età”. La voce si accende, il sorriso brilla negli occhi. Immagini di limpida trasparenza. Il rigore dell’atleta col “calor latino” dell’uomo. Essere Juanito. “Lui qui è tutto. Non ci sono altre definizioni”. La difficoltà di esprimersi davanti all’ammirazione più sincera. “Presidente, allenatore, compagno…possiamo fare una lista infinita”. L’aspetto umano: fil rouge dell’intenso cammino lungo l’Adige. È come un padre per tutti. Nel calcio è raro trovare personaggi come lui”.

Virtus Verona

Non smettere di imparare

Il candore dell’autenticità. “Non mi era mai capitato di incontrare un uomo così”. Oltre vent’anni di calcio professionistico e ancora lo spazio per stupirsi. “Non so nemmeno come faccia a sopportare tutto. Dagli allenamenti a quello che può mancare in casa a un giocatore. Ci pensa Gigi”. L’essenza della passione. Un pallone come anello di congiunzione fra lavoro e famiglia. “Con noi più grandi ha un rapporto chiaro. Ci chiede di aiutare i più giovani. Per il resto fa da solo. Ama e cerca sempre il dialogo”. Aiutare l’unico imperativo della Virtus di Gigi Fresco. Parla veramente con tutti. Ripete sempre che non c’è un’età nella quale si smette di imparare. C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Lui stesso sostiene di apprendere, ogni giorno, qualcosa da noi”. Stile di vita prima che strategia professionale: “Se dopo quasi 50 anni è ancora lì e da 7 tiene la squadra in Serie C un motivo c’è”.

credit: Virtus Verona

Virtus Verona: Juanito Gomez ricomincia

Una facile ricerca degli stimoli per Juanito. “Tra i professionisti ho vissuto in realtà dove vigeva una disciplina più rigida. Qui è tutto più alla buona”. La rilevanza del sentirsi liberi. “Se in altre squadre arrivassi in ritardo agli appuntamenti potresti rischiare. Qui c’è meno rigidità”. Condividere, conoscersi e consolidare la fiducia reciproca. “La cena di squadra si fa una volta a settimana. Da altre parti non esisteva questa regolarità. Alla Virtus è parte integrante del programma”. Le particolarità: “Prima di ogni gara poi c’è il karaoke organizzato dal mister. Un modo come un altro per stemperare la tensione”. Una risata per nascondere un autentico sbigottimento. Una battuta spontanea: “Poi vedi, il Presidente, in questo caso, non ha la possibilità di esonerare l’allenatore (ride n.d.r.) se non trasmette tranquillità questo…In un’altra piazza sbagli due o tre partite di fila e la panchina salta”.

Mandorlini
Mg Milano 18/03/2017 – campionato di calcio serie A / Milan-Genoa / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Andrea Mandorlini

Amici, crescita e sentimenti: Hellas

Verona una “Virtù”. Che Juan Gomez Taleb, in arte Juanito, fa sua. “A Verona ho avuto la fortuna di conoscere persone come Mandorlini o Hallfreðsson. Ai tifosi dell’Hellas posso dire solo grazie. Il presente come prodotto di una città. “Anche Mandorlini all’epoca è stato il primo a credere in me. Mi ha voluto lui all’Hellas dopo la buona stagione a Gubbio. Mi ha dato la possibilità di esordire in Serie A”. Lo stimolo nel progredire. “Quando Mandorlini dice di me che sono uno che sa soffrire lo fa per spiegare quello che lui mi ha trasmesso. Non mollare mai. Lo impone questo mestiere”. Hellas: ricordi felici e profondi. Parentesi di vita prima che di carriera. “Ritrovare Emil Hallfreðsson qui alla Virtus è stato bellissimo. Peccato solo abbia deciso di smettere. Ci avrebbe aiutato moltissimo anche quest’anno. Almeno vive a Verona anche lui (ride n.d.r.)”. I valori di Gomez. Il calcio per scoprirli, una città per farli suoi.

Virtus Verona Juanito Gomez
Credit: foto Nicola Guerra/Virtus Verona

Un tuffo nel passato per il Juanito del futuro

Capitano: avere le idee chiare. “No, fin quando le gambe lo permettono si va avanti. Sto molto bene. È un momento troppo positivo per pensare a queste cose. Dopo l’esperienza alla Sicula Leonzio, cinque anni fa, credevo di non riuscire più a tornare in campo a causa di un lungo infortunio alla caviglia. Mi è passato per la testa poi…”. Pausa, sospiro di sollievo e altra ventata di sincerità. “Poi ho trovato questo gruppo”. Nessun allenamento particolare. “Non ho segreti. Io mi diverto a giocare e questo è tutto”. La conferma di star bene. Questione di scelte: “Mi piacerebbe che questo mio entusiasmo arrivasse ai più giovani. I ragazzi devono capire che serve solo lavorare. Testa e idee focalizzate al fare il calciatore. Ma divertendosi. Senza dare peso alle opinioni di chi cerca di convincerli che non ce la faranno. Prima o poi incontreranno la persona giusta”.

Episodi personali che ritornano? Chissà, Juanito non guarda mai indietro. “Mi piacerebbe aiutare questi ragazzi. Potrei fare il procuratore, o magari l’osservatore e scoprire qualche giovane talento. Perché di bravi ce ne sono moltissimi”. Corazon espinado e fùtbol: “Magari in Argentina dove le possibilità non ci sono. Sai, nel mio paese, o giochi al Boca Juniors o al River ed esordisci in prima squadra oppure emergere è durissima. Senza dimenticare le difficoltà economiche che potrebbero incontrare questi ragazzi. Purtroppo, spesso, la strada è più forte di loro”. Sognare: l’unico sentiero senza deviazioni. “Tutti volevamo essere Maradona o Batistuta. I giovani di adesso devono avere la possibilità di ambire a Messi”.  Il dolce presente inizia a farsi sentire. Qualcuno di molto importante desidera Juanito. Appuntamenti inderogabili. Emma e Bauti non possono aspettare. Nuove priorità. Verona presenta Gomez. Juanito presenta Verona. Perché divertirsi è amare la vita. La Virtù(s) di Juanito Gomez.